Speciale ALLENAmente: il nostro prof. Gennaro Russo ci sprona e ci illumina in questo ultimo mese di autunno, prima di Natale. Ci parla di “Più grande è l’obiettivo”, la rubrica che racconta di mete da conquistare nel tennis come nella vita.
29 Novembre 2020 |

Speciale ALLENAmente: il nostro prof. Gennaro Russo ci sprona e ci illumina in questo ultimo mese di autunno, prima di Natale. Ci parla di “Più grande è l’obiettivo”, la rubrica che racconta di mete da conquistare nel tennis come nella vita.

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di Gennaro Russo*

 

Più è grande l’obiettivo …

Nello sport, come nella vita, più è grande l’obiettivo da raggiungere e più è alto il “prezzo da pagare”. Ogni processo richiede i suoi tempi; in genere, per costruire ci vogliono anni, per demolire si fa presto. Qualsiasi meta da conquistare è impegnativa, mantenerla o innalzarla lo è ancora di più. Spesso, si prendono male i momenti critici, invece grazie a loro “qualcosa” potrebbe evolvere in meglio. Le difficoltà fortificano, i dispiaceri mettono in guardia, i cambiamenti portano nuove possibilità, gli insuccessi mantengono modesti, il coraggio fa andare avanti. L’importante è non mollare mai, ritrovare la fiducia e continuare a migliorarsi e a essere grati.

C’era una volta un falegname la cui bottega andava a gonfie vele. Tutto cambiò quando incominciarono a sorgere fabbriche nel suo paese. Le cose per lui, nel giro di qualche anno, si complicarono e questa situazione lo angosciava. Come se tutto ciò non bastasse, anche la moglie iniziò ad avere difficoltà con il lavoro. Non riusciva a vedere una via d’uscita, finché un giorno accadde qualcosa …

Mentre passeggiava in un bosco per stemperare la tensione, incontrò un suo vecchio amico e questo lo invitò a casa sua per un caffè. Il falegname non riuscì a trattenersi e raccontò la sua situazione.

Dopo aver gustato il caffè, l’amico, avendone percepito lo sconforto, lo portò in giardino per raccontargli questa storia:

“Come puoi vedere, gli disse, amo le piante e ne ho di molte specie, ma ora ti voglio parlare di quel bambù e puntò con un dito la pianta che sovrastava, in altezza, tutte le altre. Dopo un anno dalla semina, quel bambù era ancora sotto terra e non mostrava segni di vita. Tuttavia, non mi arresi. Continuai a prendermene cura con maggiore attenzione. Nonostante ciò, passò un altro anno e il mio lavoro non aveva dato i frutti sperati. Non mi arresi nemmeno dopo il secondo e terzo anno. Soltanto al quarto anno uscì dalla terra e nell’arco di pochi mesi si elevò per oltre 15 metri. Sai perché c’è voluto tanto per svilupparsi? Ha avuto bisogno di quel tempo per mettere solide radici, poiché doveva crescere molto in alto”.

*Mental coach Accademia Tennis Napoli

 

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