di Gennaro Russo*
In ambito sportivo, nella relazione insegnante-allievo, vi è una terza fondamentale figura: i genitori. E’ indispensabile che tra genitori e insegnante vi sia fiducia, rispetto, collaborazione e ovviamente una certa sintonia di valori.
In una condizione ideale, entrambi dovrebbero “remare” nella stessa direzione per il bene del ragazzo e mantenersi nel proprio ambito di competenza (una sorta di patto di corresponsabilità), ma ciò in molti casi non avviene.
Il giovane atleta si trova, spesso, a fronteggiare stati d’animo di cui farebbe volentieri a meno, ad esempio:
Allo stesso tempo, nella stragrande maggioranza dei genitori, il figlio durante la gara scatena in loro emozioni tanto forti quanto complicate da tenere a bada, con conseguenti comportamenti talvolta inadeguati, sia in caso di sconfitta (ipercritici) sia di vittoria (super euforici), nei confronti del ragazzo e dell’insegnante.
In questo “scenario”, la consapevolezza e l’autorevolezza dell’insegnante sono decisive per mantenere la giusta rotta, soprattutto nei momenti più critici. Sicuramente importante è “l’obiettivo sportivo” da raggiungere, ma ancora di più il costante processo per rafforzare l’autostima e la disciplina del ragazzo, due pilastri caratteristici per quel che saranno i suoi futuri risultati sportivi e di vita.
Ecco allora, che quegli stati d’animo che il ragazzo vede come ostacoli insormontabili, rappresentano per lui proprio le “prove” da superare, per un maggiore equilibrio psico-fisico necessario al fine di affrontare sfide sempre più impegnative. Tutto questo il bravo insegnante lo sa trasmettere molto bene, poiché è uno dei “punti chiave” della sua arte di educare, soltanto che da solo non può farlo completamente, ha bisogno di tempo, della collaborazione del ragazzo e pure del contributo di … mamma e papà!
+Mental coach Accademia Tennis Napoli