4 Novembre 2023 |

LEZIONI DI MENTAL COACH. Il nostro prof Gennaro Russo affronta un delicato tema: “Più si alza il livello e più non basta la passione…”

di Gennaro Russo
(Mental coach Accademia Tennis Napoli)

Spesso si sentono frasi come questa: “La passione fa la differenza”. Sicuramente la passione è una componente fondamentale, ma non quella più influente per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi. È evidente che più si alza il livello di gioco (e lo stesso vale per i coach, i preparatori, ecc.) e più il campo richiede sforzi all’altezza della situazione. Come si spiega che molti atleti, dotati di risorse straordinarie, oltre che animati da passione e dedizione, non siano riusciti a raggiungere i propri traguardi?
Detto in altri termini, cosa hanno di così speciale quelli che ce l’ha fanno? La risposta è: una “benefica ossessione”. Mentre gli automobilisti, quando sono a corto di carburante, vanno dal benzinaio perché lì trovano una colonnina per rifornirsi, gli atleti che ce l’ha fanno, i serbatoi se li creano “dentro”, cioè diventano loro stessi i carburanti dei loro obiettivi, delle loro emozioni e dei loro sogni.
Significativo questo aneddoto riportato dallo studioso Mc Namara: egli osservò che gli atleti di livello internazionale si sforzavano di imparare nuove abilità circa otto volte di più rispetto a quelli di livello nazionale, ma questi guardavano in televisione il loro sport quasi il doppio rispetto ai primi. Questo per dire che la passione non determina il livello di focalizzazione, e nemmeno la qualità e la quantità dell’azione, cosa che fa invece una “benefica ossessione”, grazie alla quale il dolore dello sforzo diventa “piacere”, l’errore (o l’insuccesso) si tramuta in trampolino per vette più elevate e il sacrificio di oggi è l’investimento per il premio di domani.
Nel tennis, ad esempio, Novak Djokovic, che non mangiava cioccolato da due anni, ne gustò un pezzetto dopo la finale del torneo slam d’Australia 2012, vinta contro Rafa Nadal. Solo in quel momento per Djokovic il cioccolato divenne, per così dire, una tentazione, perché prima non c’era match, a “vincerla” era la sua “dannata” (oh volevo dire benefica) ossessione!

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