di Gennaro Russo
La concentrazione nello sport, così come nella vita, determina i nostri risultati
Ecco, allora, una frase del campione di tennis Rafael Nadal, ad oggi, vincitore di 17 titoli del Grande Slam (il circuito professionistico che comprende i quattro tornei più importanti: Wimbledon, Roland Garros, U.S. Open, Australian Open):
“Il 90% del mio gioco è mentale. E’ la mia concentrazione che mi ha portato così lontano”.
Il tennis, come afferma Nadal, è uno degli sport ove è richiesto un alto e duraturo livello di concentrazione, infatti si gioca “punto su punto” e la partita si sa quando inizia ma non si sa quando finisce.
Ma, cos’è la concentrazione?
E’ la capacità di volgere “tutta” la propria attenzione in una specifica azione da compiere.
Si tratta, quindi, di un processo mentale che, insieme con il corpo ed i suoi tre canali sensoriali (visivo: ad es. “gli occhi sulla pallina”, auditivo: ad es. “il suono all’impatto della pallina”, cinestesico: ad es. “la percezione sul movimento della pallina”), seleziona ciò che è fondamentale per la buona riuscita di quell’azione ed ignora ciò che, invece, è superfluo.
Facciamo un esempio:
Supponiamo che in una finale di un torneo di tennis, un giocatore sia al servizio sul 6 pari al tie-break dell’ultimo e decisivo set. La sua concentrazione deve essere esclusivamente sul colpo da compiere in quel preciso momento (il posizionamento dei piedi, il lancio della pallina, la direzione della “battuta”, etc.) e solo successivamente sull’eventuale scambio di gioco che da lì può scaturire (la traiettoria della pallina da seguire, la strategia tattica, gli spostamenti del corpo, etc.).
Da questo esempio si evince che uno degli elementi fondamentali per la concentrazione è quello di riuscire a rimanere nel “qui ed ora”, cioè la capacità di indirizzare le proprie energie psico-fisiche nell’unico tempo “sempre esistente”: il momento presente.
Riuscire a stare nel momento presente significa, allora, evitare con la mente di proiettarsi in ricordi demotivanti del passato (ad es., ho perso l’ultimo tie-break giocato al torneo precedente) o di preoccuparsi inutilmente di esiti futuri (ad es., se perdo questo tie-break sarò eliminato e non potrò vincere il torneo, a cui tengo in maniera particolare). Questa capacità di rimanere nel “qui ed ora” ha un effetto benefico sulla mente, sul corpo e, di conseguenza, sull’azione e sul risultato.
Un ulteriore elemento determinante per la concentrazione? Sicuramente la motivazione.
Secondo te, infatti, risulterà più concentrato un giocatore con un alto livello di motivazione (cioè che ha in sé un forte “motivo”, o che è lo stesso, un forte “perché” vuole raggiungere “quel determinato risultato”), oppure, un altro che appare alquanto demotivato? La risposta è scontata: il primo.
Un altro elemento che gioca un ruolo determinante sulla concentrazione? La gestione delle interferenze.
Di cosa si tratta?
Le interferenze sono situazioni che possono, appunto, interferire (da qui il loro nome) nelle tue azioni e possono influenzare negativamente il tuo risultato, se non riesci adeguatamente a gestirle.
Un esempio di interferenza durante la gara?
In un momento decisivo della partita, il tuo avversario scende a rete, tu esegui un bel passante di rovescio in lungo linea, ma, per l’arbitro la pallina è fuori e assegna il punto all’avversario. Tu gli fai vedere il segno, lui ne indica un altro … ed alla fine devi accettare la sua decisione. Nei punti successivi, puoi mantenere alta la concentrazione solo se sei riuscito a gestire positivamente il tuo stato d’animo (con le tue emozioni) ed a non farti sopraffare da quella interferenza (l’errore dell’arbitro).
Quante volte, invece, abbiamo visto giocatori, anche professionisti, andare completamente “in tilt” in casi del genere, fino a compromettere in maniera negativa l’esito della partita? Risposta: Un numero elevato di volte.
Un altro esempio di interferenza, questa volta prima della gara?
Supponiamo che hai vissuto una situazione, con una persona influente nella tua vita (ad es. uno dei genitori, la fidanzata o l’allenatore), nella quale ritieni ti abbia condizionato negativamente e, di conseguenza, il tuo stato d’animo non è dei migliori. Come puoi riuscire a concentrarti in gara se non risolvi con te stesso, in qualche modo, questo stato interiore limitante ai fini del risultato? Facciamoci pure un’altra domanda: chi ha permesso di farsi condizionare in quel modo?
Ecco, allora, un ulteriore decisivo aspetto che influenza fortemente la concentrazione: il pensiero, cioè il tuo pensiero, quello con il quale elabori (consapevolmente o inconsapevolmente) ciò che ti accade.
Ma cos’è il pensiero se non una interferenza interna, ossia che parte dalla tua testa?
Allora, ti è chiaro che qualsiasi interferenza, che arrivi dall’esterno, perde tanto più potere su di te … per quanto maggiore è il tuo pensiero positivo di fare di essa un’opportunità anziché un ostacolo?
In altri termini, la gestione delle interferenze esterne per controllare i nostri stati d’animo dipende dalla qualità del nostro pensiero, o per meglio dire, dall’abilità della nostra elaborazione di pensiero. Solo così possiamo essere responsabili (e non vittime) dei nostri comportamenti e, di conseguenza, anche della nostra concentrazione.
La forza del pensiero entra in gioco anche sulle convinzioni. Infatti, secondo te, mostrerà più concentrazione un giocatore convinto di potercela fare oppure un altro che nutre dubbi sulla sua vittoria? Anche qui è ovvia la risposta: ancora una volta il primo.
Cosa significa tutto quanto fin qui esposto?
Significa che la concentrazione è una capacità fondamentale ed allo stesso tempo “complessa”, nel senso che dipende, come visto, da vari fattori.
La notizia fantastica è questa: la concentrazione, essendo una capacità, si può allenare.
Credere di potenziarla senza allenarla è come pretendere di raccogliere i frutti da un albero che non è stato mai piantato.
Infatti, uno dei motivi principali per cui in gara, specie nei momenti di maggiore pressione agonistica, abbiamo spesso difficoltà a mantenere alta la concentrazione … è dovuta al fatto che in allenamento non curiamo adeguatamente questo fondamentale aspetto che, nel tennis come nella vita, fa la differenza in ogni momento.
Per metterla in azione, quindi, sempre più efficacemente durante la gara, è necessario affrontare ogni allenamento “COME SE” stessimo giocando la gara. E’ così che cresce “l’albero della concentrazione”, è così che si passa dallo sforzo cognitivo necessario in allenamento all’automatismo spontaneo che serve per l’azione durante la gara.
Stiamo dicendo che … con tutto il rispetto del “COSA (si fa in allenamento)” … è il “COME (ci alleniamo)” a fare la differenza, in particolare, con quale livello di concentrazione affrontiamo le esercitazioni e “PER QUANTO TEMPO” siamo in grado di farlo.
Per mantenere la concentrazione più alta possibile durante l’allenamento, è fondamentale svolgere anche esercitazioni specifiche, di varie tipologie e di opportuna durata … sempre finalizzate ad uno (o più) obiettivi da raggiungere… e questo è proprio quello che si fa in un percorso di mental coaching nel campo da tennis.
Ed allora, buona concentrazione a tutti, o che è lo stesso, buon allenaMENTE.
Gennaro Russo, mental coach Accademia Tennis Napoli.